Se questa è la scuola che i nostri figli meritano, se questa è la scuola che avevamo sognato, abbiamo irrimediabilmente fallito.
Se i nostri figli sono un numero in una giungla di numeri e certificati, non possiamo che constatare la superficialità di un sistema che dovrebbe a parole proteggerli e accompagnarli.
Se di fronte a fragilità e insicurezze la migliore delle risposte è “si farà nuovi amici”, se la soluzione dei “grandi” è bollare esigenze psicologiche come meri capricci, scaricare le proprie responsabilità educative sulla capacità o meno dei nostri bambini di adattarsi a situazioni difficili, il sistema è irrimediabilmente perso.
Mi diranno: benvenuta nel mondo reale, la scuola non è il paese delle favole.
Lo comprendo, non lo accetto.
So che la scuola come ogni istituzione di questo stato è fatta di persone ed è proprio questo il dramma del nostro tempo. Aver perso la capacità di affrontare il prossimo con empatia, caricando di arroganza ruoli che da sempre dovrebbero essere maestri di umiltà e comprensione.
Se questo è il massimo che un bambino può chiedere, se a difenderti devi essere sempre bravo da solo (come ci insegna chi pensa che dai lupi ci si possa salvare a prescindere), se questa è la scuola di vita che i nostri figli meritano, la barca è già affondata.
Perché ci sarà sempre il problema più chiassoso, il dramma più vero, la difficoltà più evidente. E allora questa è la scuola che ci meritiamo, questo il mondo che vogliamo: impara ad urlare forte il tuo disagio o impara a contenerlo.
In ogni caso impara presto che l’indifferenza del prossimo ti seppellirà.
P.S. Forse è questa la scuola che abbiamo, si. Ma passato lo sdegno, passata la rabbia, alla fine posso essere migliore. Perchè, come ha già detto qualcuno assai più ispirato di me, “Questo mondo non mi renderà cattivo“.
La scuola che meritiamo dobbiamo costruirla dal basso, cercando di ricordare ai nostri bambini che non conta solo il profitto e non sono li solo per sè stessi. Sono li per loro e per gli altri perchè nessun uomo, men che meno nessun bambino, è un’isola. E allora gli insegneremo a non trasformare lo sconforto in rabbia, a non rispondere ad un’ingiustizia con ingiustizia verso chi è più debole di loro. Perchè si,
“ci sono tre cose che ti fanno essere una persona giusta con gli altri. Aiuta chi te lo chiede, vai al passo del più lento e non lasciare indietro nessuno “
(Zerocalcare)
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