Due anni fa scrivevo qui col cuore pesante ma allo stesso pieno di speranza. Un dramma personale mi aveva letteralmente invasa e ad esso si aggiungeva il dramma collettivo di un nuovo nemico invisibile che avremmo imparato a conoscere solo molto dopo. Però nutrivo speranza, perchè per superare entrambi era necessario affidarsi alla scienza e con essa alla parte migliore dell’uomo. Credevo nella capacità che da sempre abbbiamo di dare il meglio quando le cose si fanno difficili, credevo che avremmo sostenuto senza se e senza ma tutti quegli uomini che tentavano a fatica di trovare un approdo in tanta tempesta. Credevo allora che un nemico comune ci avrebbe resi migliori, ma mi sono resa conto ben presto che un nemico comune non sapevamo vederlo, che miopia e follia fanno parte di noi.
Oggi la pandemia volge al termine (forse), perchè è vero che alla fine nostante tutto tanti uomini e donne hanno fatto la loro parte, chi con importante sostegno, chi come me con un gesto quasi insignificante come un vaccino. Ma proprio oggi il mondo sembra di nuovo crollare, e questa volta non mi sento di essere ottimista. La guerra nel mondo non è mai finita, ed è vero che l’empatia che proviamo oggi avremmo dovuto provarla anche ieri. Arriviamo tardi, come sempre, nascosti dietro un benessere al quale non vorremmo rinunciare. Per questo non ne siamo usciti migliori, quel fare la nostra parte è mancato ed oggi che tutto pare implodere ci scopriamo stranamente affini a quel Gino Strada che di principio abbiamo idealizzato ma di cui alla fine ci ha spesso urtato il troppo zelo. No non siamo come lui, abbiamo voltato gli occhi di fronte a nuovi genocidi, di fronte a bambini disperati, di fronte alla disperazione di chi perdeva la sua esistenza perchè abbiamo pensato che la cosa non ci riguardasse, che la guerra riguardasse solo chi era indietro anni ed anni sulla linea temporale. Ora scopriamo che forse l’idea che ci eravamo fatti della democrazia era distorta e non è lì la tensione naturale dell’umanità. Non andrà tutto bene, che ne usciamo di volta in volta peggiori è ormai un dato di fatto.
Eppure dovrebbe essere tutto semplice, come semplice vuole essere per Gianni Rodari la spiegazione della guerra ai bambini, un Pomemoria per quando da adulti si saranno dimenticati la semplice distinzione fra bene e male:
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.
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