E son 40! La butto giù così, senza tanti giri di parole perchè alla fine gli anni sono quelli che sono e mica li puoi troppo nascondere.

Ed eccoci qua, quaranta dicevamo… a dirlo tutto d’un fiato il suo effetto lo fa, soprattutto a guardarsi indietro fra ricordi sbiaditi e momenti impressi nella memoria in maniera indelebile. Il tutto seguendo una filo contorto, perchè il programma di archiviazione segue logiche sconosciute e così ti ritrovi a ricordare piccolezze ed attimi all’apparenza insignificanti per poi non distinguere persone che hanno percorso con te un tratto di strada. Tutto sommato il bilancio resta in attivo, e tanto basta. Certo avrei potuto giocarmela meglio in tante situazioni, ma ogni momento passato mi ha portata qui dove sono ora ed è un posto dove si sta piuttosto bene.

smile

I primi 20 sono passati lenti, una coppia di ciliegie come orecchini ed una margherita a decidere quanto amore avrei avuto. C’è stata l’età della frenesia e dell’insicurezza, le grandi litigate, le risate a crepapelle con le amiche, i drammi che sembravano non passare mai, la complicità e l’emotività esasperata. Non riscriverei alcuna pagina (beh qualcuna si, in tutta sincerità, per fortuna certe sere ad alto tasso alcolico godono di un offuscamento direttamente proporzionale ai bicchieri lasciati sul tavolo :D), tuttavia  potessi tornare indietro le vivrei con meno paura, mi sentirei meno stonata in mezzo al mondo, avrei più leggerezza, riderei di più e piangerei di meno. Avrei meno pudore nei sentimenti, evitando di arrivare sempre tardi. 

Fra i 20 ed i 30 anni ho cercato di diventare grande. Sono stati gli anni dell’università e qui dubbi non ce ne sono: sicuramente avrei potuto giocarmela meglio. Però quel foglio, chiuso in una busta in fondo all’armadio che mai probabilmente uscirà più, mi ha insegnato a non mollare, mi ha insegnato che posso farcela. Ed alla fine questo è tanto, scuola di vita prima di tutto.

40

 Dai 30 ai 40 è stato un battito di ciglia. Come la felicità. Sono stati gli anni del sonno infinito, di serate fra pannolini e coccole, che poi si facevano sempre comunque le quattro di notte, ma con meno mojito in corpo e più occhiaie in viso. Anni passati a crescere bambini, a guardare serie TV sul divano, a ridere del nulla in una complicità che ha il profumo della serenità. Anni di cene con gli amici, fra lunghi aneddoti di gioventù riproposti ad ogni occasione. Abbiamo viaggiato tanto, senza bimbi e poi con loro perchè la fatica è sempre stata ripagata da pezzi di storia vissuta che non potremo mai dimenticare. Mi sono reinventata, ho un lavoro che la maggior parte delle persone intorno a me ancora non considera tale, ho scoperto la gioia delle prime rughe e l’esistenza delle creme per il viso. I capelli bianchi ancora no, ma forse prima o poi sarà anche meno difficile fare le meches. Ed ora?  Ho avuto una festa bellissima con un giorno di anticipo, così oggi fra piatti e bicchieri torno alla realtà, a ricordare che la vita è fatta di gioia, noia e fatica. E tanta felicità….

4 commenti
  1. Cristiana
    Cristiana dice:

    Ciao Manuela e auguri. Un bellissimo racconto il tuo, che in parte rivedo (solo che io i capelli bianchi li ho aggiunti alla lista e le meche le faccio lo stesso per nasconderli). Baci
    Cristiana

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